venerdì 11 novembre 2011

i viaggi dell'anima




La tempesta

Seduto in un piccolo Caffè di Calle Zaguri, sorseggio un caffè. 

Scrutando nel fondo della mia tazzina, vedo il turbinio delle mie emozioni e un mare che si agita con una laguna. Vedo una città fuori dal tempo reale. Evanescente. Un merletto traforato su acqua in continuo movimento che contiene linee, percorsi immaginari, e un senso di stabile instabilità. Decisamente un luogo di sconfinamenti per me. Colgo l'occasione e infilo gli stivali del gatto per scavalcare il mare. Ecco, ora sono già dall'altra parte. Da un Campo all'altro, meravigliandomi ad ogni passo, continuo a camminare.      
                                                       






















Chiudo gli occhi. Li riapro. Li richiudo.
La visione d'insieme è dentro e fuori di me. Una successione di isole sul mare: S. Giorgio Maggiore. S. Maria delle Grazie. S. Michele. Murano.


Mi fermo qui, ad aspettare, che cosa non so. Mentre le ore passano, ho l'impressione di aver sbagliato il luogo dell'appuntamento. Migliai di visi infatti scorreono davanti a me, ma senza vedermi neppure. Come isole battute dal vento, si contraggono.

  
No... non posso più restare qua. Devo trovare il posto giusto, quello che mi suggerisce il mio intuito. Ecco perché ora mi dirigo verso la notte.
E nella notte, stellata ma brumosa, vedo davanti alla mia finestra e tra la nebbia, un palazzo ad archi. E' sorto dal nulla e io temo di sognare.

Sono già in un'altra realtà e non so se svegliarmi o no, ma d'improvviso qualcosa cattura il mio sguardo e mi rimanda al presente: è una figura che corre da un arco all'altro del palazzo.
E' una figuretta sottile, vestita di bianco. E sta aspettando me, vedo che mi fa dei cenni. Chiudendo subito le imposte e la finestra, esco di corsa per incontrarla, ma non la vedo. Non la trovo da nessuna parte. 
Per questo mi siedo sconfortato su una di queste rive dagli strani nomi e mi guardo intorno.



Aspetto. 
Ma lei non arriva.
E in questo silenzio profondo, scandito solo dallo sciabordio continuo dell'acqua e del vento, io continuo ad aspettare. Potrei veder apparire una sirena ora, o forse un tritone. Non ne sarei per niente meravigliato.


























Ma prima che io possa vagare nelle mie fantasie, faccio uno sforzo per restare in ascolto. 
Controvento, sto in ascolto.
Forse prima o poi mi arriverà un segnale che mi faccia capire se devo continuare a rimanere qui o se andare via. 
Ecco, mi sembra di sentire qualcosa...

 La suite... la prossima volta...


 Per ora... solo le foto...






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Dedicato a tutti quelli che amano gli sconfinamenti...